
Cos’è la mindfulness
La mindfulness è una forma di meditazione derivata dalla Vipassana e tradotta dal biologo Jhon Kabat Zinn in un protocollo chiamato MBSR. Attraverso un progressivo aumento del carico di impegno, il protocollo avvicina in modo graduale alla meditazione. Questo è molto utile per noi occidentali, che viviamo in un contesto culturale veloce e frettoloso, poco incline all’ascolto interiore.
La pratica comprende esercizi formali di meditazione e pratiche informali che hanno lo scopo di portare maggiore consapevolezza nelle attività quotidiane. L’importanza di questo aspetto non è da trascurare, in quanto aiuta a disattivare il pilota automatico che dirige buona parte delle nostre giornate. Se da una parte, infatti, i processi automatici permettono al nostro cervello di risparmiare energia, dall’altra purtroppo provocano delle reazioni che esulano dal nostro controllo.
Automatismi e stress
È a causa degli automatismi che ci troviamo a reagire di fronte alle sollecitazioni della vita, invece di rispondere come vorremmo. Anche se può sembrare una cosa di poco conto, questo ha un grande impatto sulla quotidianità e sulla nostra salute. Molti stimoli infatti non sono stressanti di per sé, ma vengono percepiti e gestiti come tali dal nostro pilota automatico. Quante volte capita, infatti, di avvicinarsi con ansia ad una prova nella quale abbiamo fallito in precedenza? O di essere tesi e prevenuti nei confronti di esperienze simili a situazioni passate, in cui siamo rimasti scottati?
Il nostro pilota automatico, nel tentativo di proteggerci, anticipa tutte le possibili catastrofi sulla base delle esperienze pregresse. In questo modo genera uno stato di stress che non ha in realtà nessun motivo di esistere. Infatti ogni situazione è diversa, ogni esperienza è nuova. Solo la nostra mente tende a riprodurre il passato, proiettandolo sul futuro. Ma lo stress generato è reale e induce una risposta biologica reale (https://istitutonemi.com/2019/10/10/lo-stress-tra-luoghi-comuni-e-verita/). Ridurre l’impatto di questi meccanismi sulla nostra vita e la nostra salute richiede lo sviluppo di una maggiore consapevolezza. La mindfulness è perfetta per lo scopo, migliorando la gestione delle emozioni e aiutando ad interrompere il rimuginio e il loop mentale che accompagnano i momenti di stress.
L’efficacia della mindfulness nel ridurre l’infiammazione
I benefici della pratica di mindfulness non si esprimono solo a livello psicologico e soggettivo. Lo stress è infatti un fenomeno fisico, che si accompagna sempre ad un aumento dell’infiammazione e dell’espressione dei geni che la sostengono (https://istitutonemi.com/2019/10/22/infiammazione-cosa-puo-fare-la-naturopatia/). I marker dell’infiammazione aumentano in presenza di malattie croniche, come l’emicrania, l’artrosi, l’intestino irritabile e il morbo di Chron. Sono coinvolti anche nelle malattie a base autoimmune, in quelle cronico degenerative e nello sviluppo dei tumori.
Anche se non è ancora chiaro come questo avvenga, sono ormai molte le ricerche che evidenziano una significativa riduzione di diversi marker infiammatori e un netto miglioramento delle patologie infiammatorie grazie all’esercizio regolare della mindfulness. Nella fibromialgia, ad esempio, gli studi suggeriscono l’efficacia di questa pratica nella riduzione dei mediatori dell’infiammazione e del dolore (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30818032 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3090218/).
Mindfulness ed epigenetica
Un fattore importante nella genesi di questi effetti antinfiammatori sembra comunque dovuta all’epigenetica. In una ricerca (https://news.wisc.edu/study-reveals-gene-expression-changes-with-meditation/) è stato infatti osservato come la pratica intensiva della mindfulness induca il cambiamento dei meccanismi di regolazione genica. Di conseguenza si ha una riduzione dell’espressione dei geni pro-infiammatori, con grande beneficio per chi soffre di patologie a base infiammatoria.
Questa modifica della regolazione è molto veloce. Nel gruppo di controllo, come in quello dei meditatori, infatti, i valori erano pressoché identici prima della pratica. Dopo la meditazione intensiva, tuttavia, le differenze erano davvero significative. Naturalmente rendere stabile la riduzione dell’infiammazione richiede costanza. Non basta meditare per un’intera giornata, è necessario praticare quotidianamente per tempi lunghi. Nonostante ciò i benefici sono presto apprezzabili e diventano evidenti anche dopo soli 4 mesi di esercizio.
L’importanza della consapevolezza
La chiave che rende la mindfulness così efficace sembra essere la consapevolezza. Le ricerche sembrano infatti dimostrare che la mindfulness può essere più efficace di altre pratiche salutistiche non basate sulla consapevolezza (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23092711). Alimentazione, attività fisica e abitudini sane sono certamente importanti, ma senza la presenza nel qui ed ora non possono esprimere il loro massimo potenziale.
Anche se molti studi sono per ora basati su campioni ridotti, la mindfulness si dimostra già essere una straordinaria forma di prevenzione, sotto molti punti di vista. Ci auguriamo che la ricerca continui, perché il potenziale di questa pratica è davvero grande ed è accessibile a tutti, nel rispetto dei valori delle Medicine Tradizionali e della naturopatia.
Per questo il nostro consiglio è … meditate gente, meditate.
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